Dal 4 Settembre sono partiti in tutta Italia i test d’ingresso per accedere ai corsi di laurea a numero programmato. I più gettonati come sapete sono Medicina, Odontoiatria, Professioni sanitarie e Architettura (i corsi con programmazione nazionale). A questi ultimamente se ne sono aggiunti degli altri (con programmazione locale) cosicché la percentuale totale dei corsi a numero chiuso (corsi con programmazione nazionale + locale) è diventata il 54,2% (1231 su 2273 corsi). Vediamo come funzionano… e perché tanta gente è contraria.
Pro e contro
Dunque, i corsi a numero programmato consentono (1) di selezionare candidati più preparati e quindi di premiare i più meritevoli ma anche (2) di proporzionare il numero di laureati in rapporto agli sbocchi occupazionali. D’altro canto, per accedere ai quiz bisogna pagare dai 50 ai 100 euro con conseguente (1) rincaro del budget universitario al quale bisogna aggiungere libri e/o corsi di preparazione senza dimenticare (2) la possibilità di rimanere esclusi.
Il sindacato degli universitari
In rivolta è il sindacato degli universitari che promette battaglia fino alla fine. Nella loro campagna “Io non credo nel numero chiuso”, questo viene considerato anzitutto “anticostituzionale”, continua “non è poi un’imposizione europea”, “né l’unica soluzione ai tagli”, “né ancora una soluzione all’aumento dei laureati”. “E’ soltanto uno strumento a priori – si legge nel volantino – che produce una grossolana selezione degli studenti”. Voi invece cosa pensate?
Il nostro sondaggio
Nella pagina ufficiale Facebook di StudentiFuori.it abbiamo lanciato un sondaggio: “E voi, siete a favore del numero chiuso (detto anche “programmato”) nelle università italiane?“. Lasciate il vostro voto e il vostro commento!
Settembre 5, 2012
sono d’accordo con l’autore di questo articolo
Settembre 21, 2012
[…] che intonano “L’estate sta finendo”; ma sostanzialmente perché è il mese dei fatidici test d’ingresso per le varie facoltà, o meglio ancora il tempo di prendere una decisione per il proprio […]