Condividi con i tuoi amici!

Le elezioni europee del 25 maggio non sono ancora acqua passata. Questa è stata una delle rare occasioni in cui l’elezione dei candidati all’europarlamento, ha suscitato incredibile interesse tra cittadini e stampa. I motivi? Sicuramente un terremoto politico che il nostro Paese non si aspettava e che lo ha catapultato all’interno di logiche cui quasi nessuno (politici compresi) era preparato. La sconfitta del M5s di Beppe Grillo ha riempito pagine e pagine di giornali. Ma ancor di più, ha suscitato clamore e curiosità (per utilizzare un eufemismo) l’incontro del leader del movimento, con un soggetto dal sorriso bizzarro, dalla personalità sicuramente complessa e, a parere di tanti, molto discutibile. Qui non faremo analisi politiche sulle alleanze che farà o non farà Beppe Grillo. Qui ci limiteremo a fare una fotografia di un uomo che sta facendo discutere e preoccupare gran parte dell’Unione Europea. Ladies and Gentlemen, let me introduce you Nigel Farage.

Identikit di un leader

Nigel Farage, classe 1964, è il leader dello UKIP (letteralmente United Kingdom Independence Party), partito britannico euroscettico, fondato nel 1993 da un gruppo di scissionisti del Partito Conservatore inglese, il cui obiettivo dichiarato è quello del ritiro del Regno Unito dall’Unione europea. Ma Nigel Farage, quasi sempre ritratto sorridente e con la faccia “da simpatico”, non è soltanto il leader dello UKIP: Farage è stato anche l’unico politico britannico che ha sfidato, almeno con lo sguardo e con le intenzioni (ma anche con le parole, poi), il principe Carlo. Così, in un Paese profondamente monarchico – oltre che nelle istituzioni, anche nel cuore e nell’animo – e dove anche la sinistra stende il tappeto rosso ai componenti della casa reale, Nigel Farage fu l’unico a non portare rispetto al figlio di Elisabetta. L’occasione si era presentata nel 2008, quando Carlo era stato invitato all’europarlamento: dopo il suo discorso, seguì una standing ovation, durante la quale Farage fu l’unico degli oltre 700 deputati a rimanere seduto. Ma Farage è tutt’altro che un Robin Hood.

Who's that boy?

Si scrive Ukip, si legge razzismo, misoginia e spesso cattivo gusto

Il partito che guida Nigel Farage non ha mai nascosto le sue posizioni più radicali. Partito fortemente nazionalista, liberale sul piano economico, favorevole alla flat-tax (che per chi non lo sapesse è un escamotage per abbassare le tasse ai più abbienti), è fortemente contrario al salario minimo, alle pale eoliche, alle energie alternative e vorrebbe tornare al carbone. Come se non bastasse, il partito di Farage ha dichiarato da tempo una vera e propria lotta contro l’immigrazione: il no è principalmente indirizzato a tutti gli stranieri (compresi i membri dell’Unione) che avessero l’intenzione di cercare una vita diversa nel Regno Unito. Il suo accento così british, tradisce però una visione della politica fortemente populista (termine che nel nostro Paese è stato improvvisamente rivalutato positivamente…), paradossalmente favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere e dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Tutta la campagna elettorale per le Europee di maggio è stata scandita da slogan e manifesti anti immigrazione, con elementi palesemente xenofobi. Qualche settimana prima del voto, lo stesso Farage, intervistato da un’emittente radiofonica inglese aveva dichiarato: “Non vorrei avere dei rumeni come vicini di casa”. Pochi giorni dopo, il leader si era scusato. Ma questo non è tutto: il suo collega di partito Geoffrey Bloom (parlamentare europeo) si era espresso non propriamente come un vero lord inglese rispetto allo stanziamento dei fondi per i paesi poveri: “Niente aiuti alla terra del Bongo Bongo. Perché si sa che spendo i soldi in Ferrari, appartamenti a Parigi e occhiali Ray Ban”. Il parlamentare poi si era fatto conoscere anche per alcune dichiarazioni sulle donne, che egli non aveva esitato a definire “troie che non puliscono dietro il frigorifero”. Bloom è stato espulso dal partito, ma questo non è bastato a far cambiare aria allo UKIP. Non passò molto tempo quando un consigliere di nome David Silvester disse la sua: gli allagamenti che colpirono il Regno Unito nel periodo di Natale, a parer suo, erano il castigo divino per la legalizzazione dei matrimoni omosessuali voluta dal premier Cameron.

Farage critica l’Europa e come molti leader a lui affini, in dieci anni ha percepito quasi 2 milioni di stipendio e rimborsi spese (siede in parlamento europeo dal 1999), proprio dalla tanto vituperata Bruxelles. Curioso no?

Foto di: Euro Realist Newsletter

Who's that boy?


Condividi con i tuoi amici!