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Ecco ci siamo, il vostro stomaco vi sta avvisando, le forze iniziano a mancarvi: dopo ore di lezione (o di cazzeggio) si avvicina il tempo del pranzo. Non importa se siete nei pressi della mensa, davanti ad un forno oppure a casa vostra: l’odore di cucinato (di qualsiasi cosa si tratti) risveglierà in voi una fame a dir poco feroce. Ora, dovete sapere che in natura esistono due tipi di studenti fuori sede: quelli che amano cucinare e quelli che farebbero qualunque cosa, compreso rovistare nei cassonetti, pur di evitarlo.

Gli instancabili chef

La prima categoria è composta da instancabili chef, sempre pronti a strabiliarvi con i loro racconti di quello che hanno cucinato la sera prima: <<Io ieri ho mangiato trota in salsa di funghi e crostata alle pere, e tu?>> <<Bè, io veramente ho scaldato dei sofficini…>> La loro bravura è pari solamente alla loro capacità di farvi sentire un impedito ai fornelli. Non paghi di questo, costoro sono anche capaci di andare avanti per ore, elencandovi tutta una serie di massime della buona cucina che credevate potessero uscire solo dalla bocca di vostra nonna. La loro vita sembra che ruoti tutta intorno alle padelle: non gli interessa della guerra in Libia, si scocciano se parli del referendum, sbuffano se accenni allo sport; ma sembra una questione di vita o di morte se la salsa al Curry vada messa prima o dopo il soffritto di Scalogno.

Ma soprattutto, guai a voi se avete la malaugurata idea di nominare i cibi precotti: per chi non lo sapesse la guerra tra la setta degli chef fuori sede e le case di cibi precotti va avanti da secoli. Sofficini? Loro usano solo pesce fresco. Pelati in barattolo? Loro comprano unicamente dall’ortolano. Sughi pronti? Loro se li fanno da sé. Insomma, qualsiasi razza di cibo che non sia prima stata rielaborata dalle loro mani è da aborrire. Per non parlare delle pizze surgelate! Una volta ho visto una ragazza collassare perché avevo innocentemente espresso l’intenzione di provarne una. Ho dovuto giurare su mia madre che me ne sarei cucinata una da me, per farla riprendere…

Oltre alle loro innegabili doti naturali di cuochi da Gambero Rosso, costoro sembrano anche possedere il potere di dominare il tempo. Domanda, infatti, che tutti ci poniamo è: ma fra pulire casa, andare all’università, fare la spesa, prepararsi per gli esami, lavarsi i panni e stirarli, questi dove cacchio trovano il tempo per cucinare così? Onestamente non sono riuscito a trovare una risposta, ma si parla di un team di scienziati che sta studiando il fenomeno…

 I pigri

E ora, eccoci alla seconda categoria: quegli studenti che di cucinare proprio non ne vogliono sapere (di cui il sottoscritto fa parte). Non è questione di pigrizia, come magari qualche maligno può pensare, ma di sana gestione del tempo e di accurata economia delle energie: perché perdere tempo a cucinare, quando ci sta qualcuno che lo fa per te? Andando a mensa, comprando un pezzo di pizza o un panino, mangiamo bene noi e al contempo facciamo girare l’economia. E poi perché fare la spesa? Preferiamo lasciare un po’ più di spazio in frigo ai nostri coinquilini. Ecco, siamo dei generosi noi…

Altra motivazione è da ricercarsi nel terrore del non-cuoco: i piatti da lavare. Io credo che se non ci fossero i coinquilini pronti a sbranarti se lasci il lavello sporco, noi saremmo capaci di lasciare pile di piatti sporchi da far concorrenza alla torre di Babele (come qualcuno di mia conoscenza). Ogni strategia per evitare di pulire è buona: in genere la più usata è quella di fare scorta di piatti e posate di plastica, e che si fotta l’inquinamento. Ma c’è anche chi utilizza più volte lo stesso piatto (vi giuro che l’ho visto), tanto da formarci sopra un microcosmo con nuove forme di vita. Ancora mi chiedo come mai costui sia ancora vivo…

La verità è che spesso siamo stati abituati troppo bene dai nostri genitori: la cucina della mamma non si batte. Ed è per questo che tutti coloro che fanno parte di questa categoria sono sicuro che attendino con ansia il ritorno in patria, per degustare quei prelibati manicaretti che non abbiamo la capacità (o la voglia) di cucinarci. Questo potrebbe però generare tragici casi di liti familiari che sfociano nell’omicidio, se qualcuno avesse la pessima idea proporre: <<Visto che sei appena tornato, perché non ci cucini tu qualche cosa?>>…

In ogni caso, che voi siate chef o pigroni, grandi cuochi o migliori amici del pizzettaro della mensa, quello che importa è che mangiate quello che vi piace e con gusto, perché il cibo è uno dei piaceri della vita!


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