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Bruxelles è un punto di ritrovo per la nostra generazione. Chi viene in Erasmus, chi per iscriversi direttamente alla magistrale, chi per imparare il francese, chi per fare uno dei mille stage all’UE o che ronzano intorno all’UE, chi per caso, perché abbiamo sentito parlare di Bruxelles come dell’El Dorado del lavoro.

A Bruxelles si ha l’impressione di poter riuscire, si ha l’impressione che la generazione dei baby boomers (nati dopo la seconda guerra mondiale) lasci prima o poi la sedia alla generazione X (nati negli anni 60-70) seguiti poi dalla generazione Y (anni 80) in un lento ma inesorabile passaggio di eredità.

La multi-culturalità

Bruxelles: perché sì, perché no

A Bruxelles vige un ambiente multi-culturale. Questo aspetto può essere negativo, perché se per darsi un’identità i belgi devono attaccarsi alle patatine fritte e al Manneken Pis, l’italiano si sentirà di far parte di una civiltà di eletti. Ma la multi cultura non deve essere vissuta come un’assenza di cultura, bensì come una carta bianca su cui abbiamo la possibilità di disegnare la nuova Europa e una chance ineguagliabile di imparare moltissimo, sia a livello umano che professionale.

La pioggia… e la cultura

Bruxelles: perché sì, perché no

A Bruxelles le stime ci dicono che nel mese dell’anno in cui piove meno (luglio), in media piove comunque quindici giorni.

Partiamo dal presupposto che, se vivete a Milano, avete gli stessi giorni di pioggia brussellesi, con la differenza che non lo sapete perché non esistono stime così precise e nessuno ha mai avuto il coraggio di dirvelo. Se siete siciliani, ammetto che il passaggio possa risultare più traumatico. Morale della favola: siciliani, passate qualche giorno a Milano prima di recarvi a Bruxelles, così saprete che esistono città d’Italia in cui si deve spendere le domeniche pomeriggio nei musei. Ma a Bruxelles siamo fortunati: brulica la cultura! Museo di Magritte, museo della musica, esposizioni temporanee, cineforum, spettacoli (anche di marionette). Se siete fortunati, riuscirete a ingannare le domeniche di un anno con tutti questi intrattenimenti, dopodiché vi sarete abituati al cattivo tempo e non vi sembrerà più così male (sono una persona estremamente ottimista).

Le lingue

Bruxelles: perché sì, perché no

A Bruxelles si parlano due lingue, francese e fiammingo, la seconda delle quali è una lingua impossibile da apprendere per un italofono. Se sei studente o fai uno stage in qualche istituzione, con ogni probabilità non avrai bisogno di impararla, buon per te. Ti serve solo un ottimo inglese e un buon francese, questo direi di sì. Se non sei in una di queste fortunate categorie, probabilmente ti toccherà doverci avere a che fare prima o poi, ma a quel punto hai una fortuna: i corsi di fiammingo costano un prezzo irrisorio, o addirittura sono gratuiti. Si tratta di sette ore a settimana (due lezioni da tre ore e mezza), partecipazione obbligatoria. Detto così sembra una tortura cinese, ma i risultati sono sorprendenti!

A Bruxelles ci sono un’infinità di italiani. Questo può essere un punto negativo e positivo: negativo se si è venuti all’estero per imparare il francese, perché qui non mancano le tentazioni di crearsi un gruppo di soli italiani (ragazzi, siamo simpatici, cosa ci vogliamo fare?). Ormai, se si vuol essere sicuri di poter parlare solo francese per sopravvivere, esiste solo la Guadalupa, un po’ fuori mano. Il punto positivo è che, se il tuo Erasmus sta prendendo una piega triste, ci siamo noi italiani, e siamo simpaticissimi! E poi non diventa impossibile trovare cannoli, mozzarelle, panzerotti, prodotti tipici insomma. Non parlo della pizza. Quella non si trova mai.

In sostanza, perché no: tempo atmosferico deprimente, lingua inabbordabile, troppi italiani e troppi spagnoli per riuscire a imparare il francese.

Perché sì: vita culturale ottima, ambiente multi culturale, italiani che ti fanno sentire a casa, lingua inabbordabile che ti fa sentire un genio se riesci ad impararla.


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