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“Un passo in direzione del confronto e del dialogo”: con questo slogan Khaled Paladini, presidente della Confime (Confederazione Imprese Mediterranee), recentemente convertitosi all’Islam, sponsorizza il suo progetto, attualmente in fase di stallo, di fondazione di una università islamica sulla scorta della Università Cattolica di Roma e Milano, con facoltà di Lettere, Filosofia e Teologia. In fase di stallo perché il Comune di Lecce ha respinto la richiesta di utilizzo dei terreni limitrofi alla superstrada Lecce-Brindisi per l’edificazione dell’istituto, motivando il diniego con impedimenti di carattere urbanistico. L’assessore Severo Martini ha però espresso perplessità sulla liceità del progetto soprattutto a causa del mistero che aleggia sull’identità dei suoi finanziatori e, inoltre, alla luce dell’estraneità dell’imam di riferimento della comunità islamica leccese rispetto all’idea di Paladini.

Al di là dell’esito che avranno le trattative, non ancora del tutto chiuse dal momento che Paladini intende richiedere l’accreditamento al Miur, è lecito porsi qualche dubbio sulla validità di tale operazione, chiedersi che significato possa assumere in un momento storico in cui torna ad acuirsi la minaccia da parte dell’integralismo islamico nei confronti di un Occidente sempre più impaurito, sempre più diffidente, sempre più ignorante e quindi, potenzialmente, sempre più razzista.

L’opinione degli studenti

Ho intervistato Mara, studente di Lingue Orientali, che invita a sdoganare il pregiudizio per cui “islamico” è sinonimo di “arretrato”: “Non bisogna dimenticare il ruolo che per secoli le università islamiche in paesi come l’Egitto hanno avuto nello sviluppo del dialogo e del dibattito scientifico e soprattutto letterario”. Tuttavia, se è vero che la fondazione di un istituto di questo tipo può essere di grande interesse per gli studiosi e i ricercatori che si occupano di Islam e di lingua araba, è vero anche che si rende necessaria la presenza di esperti competenti e consapevoli capaci di porsi a capo di un progetto così delicato rispetto al contesto storico-politico-sociale in cui dovrebbe vedere la luce.

I vantaggi didattici di una Università Islamica

Da un punto di vista strettamente didattico, ci si potrebbe chiedere se si rende effettivamente necessaria la creazione di un istituto accademico apposito per discipline che vengono regolarmente previste dall’offerta formativa di diversi atenei, con corsi di laurea attivi da anni e con centri di eccellenza quali Napoli o Venezia. Mara ci spiega che, dal punto di vista delle competenze linguistiche, ogni studente di questo ambito si ritrova quasi obbligatoriamente a dover perfezionare la sua preparazione con esperienze di studio in un paese arabo, preferibilmente presso le prestigiose università nordafricane e mediorientali. Il vantaggio di una università islamica in Italia potrebbe essere quello di offrire corsi intensivi di lingua con docenti madrelingua e possibilmente anche di dialetto, arricchendo il piano di studi tradizionalmente erogato dagli atenei italiani.

Bocciata l’università islamica, eppure…

Un istituto accademico islamico per debellare ignoranza e razzismo

Dubitare, se non addirittura provare timore rispetto all’eventualità che il progetto di Paladini vada in porto è manifestazione concreta di una paura xenofoba che serpeggia in Occidente e che, a fronte di eventi drammatici quali l’attentato al giornale satirico “Charlie Hebdo” del 7 gennaio 2015, non può essere totalmente condannata, sebbene sia alimentata da una sostanziale e diffusa ignoranza. Secondo Mara, si rende fortemente necessario ed impellente istruire il mondo su cosa sia realmente l’Islam e su cosa voglia dire oggi essere musulmano anche grazie agli istituti accademici. “È fin troppo semplice etichettare gli appartenenti ad una religione come estremisti in ragione del fatto che alcune frange dei loro correligionari lo siano: a parer mio, è una forma di grande ignoranza.”, spiega. “Per quanto riguarda chi cita il Corano, o passi scelti da esso, per avvalorare la propria tesi carica di razzismo ed insofferenza, vorrei ricordare a costoro che tutti i libri sacri sono corredati di frasi che sembrano incitare alla violenza. Questa caratteristica è una conseguenza dell’ambiente storico in cui sono stati concepiti, nel caso del Corano quindi parliamo di un ambiente connotato dalle lotte tribali nel quale le dinamiche sociali erano, naturalmente, fortemente diverse da quelle odierne. Va da sé che l’interpretazione dei testi sacri procede con lo sviluppo dell’umanità che fa riferimento a questi, e l’interpretazione degli estremisti, di qualunque religione, è spesso l’interpretazione – mi sia passato il termine – più retrograda.”

Contro ogni luogo comune

Accoratamente, Mara aggiunge: “Invito tutti coloro che prendono posizioni dure nei confronti dell’Islam ad accostarsi allo studio di questa religione prima di giungere a conclusioni affrettate, e vorrei ricordare a tutti coloro che sono soliti “fare di tutta l’erba un fascio” che il binomio musulmano-arabo non è sempre un binomio corretto, poiché non tutti gli arabi sono musulmani ( faccenda che ci può sembrare più semplice da comprendere se riflettiamo sul fatto che, ad esempio, non tutti gli europei sono cristiani ).”

Bocciata l’università islamica, eppure…


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