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“Non so come, dove posso iniziare veramente.
(ti chiedo scusa per la mia grammatica che non sono molto brava a scrivere. Spero ke mi capisci 🙂   e spero che abbi pazienza a leggere tutto)”

Inizia così l’e-mail fiume di Ferda, una mia amica from Izmir, Turchia, nonché neosposina da meno di un mese. Doveva essere una chiacchierata frivola su alcune delucidazioni riguardanti il regalo di nozze, e invece si è trasformato in una sfogo liberatorio carico di nervosismo: il volersi godere il weekend diabetico alle terme che le ho regalato senza riuscire però a non pensare all’ennesima ingiustizia che si sta compiendo nel suo paese.

I fatti

Martedì mattina 13 maggio 2014 i telegiornali comunicano alla nazione che nella notte una grave esplosione si è verificata nella miniera di Soma, nella provincia di Manisa: l’incendio sarebbe scaturito da un guasto al trasformatore elettrico, e per questo motivo non è stato possibile entrare per salvare i minatori, uccisi dall’inalazione di monossido di carbonio. La stampa per ora parla di 299 morti e “al massimo” di altri 18 ancora intrappolati, facendo capire che la possibilità di salvarli è praticamente nulla.

Ferda: “La stampa omette molti particolari. Chi lavora lì dice che in miniera lavorano almeno 1000 persone su turni. Quel giorno c’erano 787 persone dentro. L’esplosione è avvenuta proprio durante il cambio dei turni: chi finisce deve aspettare colui che prende il suo posto, quindi c’erano molte più persone di quello che vogliono farci credere. Come dici tu, i numeri ufficiali sono 299 morti e 4 feriti in ospedale. Quelli non ufficiali invece parlano di 74 feriti e almeno due zone ancora da evacuare: non si ha idea di quanta gente ci sia lì, probabilmente ancora 150 persone circa. Stanno pensando di lasciarli direttamente lì, tanto sono morti!”

La strage dei minatori, il silenzio delle istituzioni turche

Erdoğan, il malcontento generale e le percosse

Martedì mattina il primo ministro Erdoğan si è recato a Soma per indire un lutto nazionale di tre giorni. Lì è stato accolto da urla e fischi e duramente contestato dai cittadini che richiedono le sue dimissioni immediate. Nel suo discorso, ha fatto riferimento ad altri disastri a dir poco ottocenteschi (come Inghilterra 1840 e Stati Uniti 1907), quasi giustificando il tutto con frasi fatte tipo “Sono cose che succedono”… Un po’ assurdo che nel 2014 si possa credere ancora a queste parole. Per render l’idea di cosa sta effettivamente accadendo, ecco qui un filmato ripreso da due inquadrature diverse in cui Erdoğan e i suoi prenderebbero a calci e pugni i manifestanti (video 1 e video 2).

Anche Yusuf Yerkel, vicecapo del gabinetto di Erdoğan, sembra aver preso parte a delle risse. Da mercoledì le manifestazioni di dissenso si sono estese, toccando Istanbul, Ankara e Smirne. Gli scontri per le strade tra manifestanti e forze dell’ordine, assieme allo sciopero indetto dai sindacati, sta quasi offuscando la vicenda di Soma.

E ora?

Il numero delle vittime continuerà a salire, questo è certo. Ci sono ancora troppe famiglie che non hanno ricevuto risposta sulle condizioni e sul ritrovamento dei propri cari, e non si arrenderanno.

Ferda: “Ci sono tanti morti nelle celle frigorifere e molte voci che circolano parlano di interi magazzini e camion refrigerati usati per i morti, ma questo chiaramente non viene detto alla gente. L’incendio probabilmente è scaturito dal fatto che sia stato immesso più ossigeno del dovuto, poiché lavoravano più persone di quelle che avrebbero dovuto prestare servizio. Ciò avrebbe provocato un incendio, e poi la pressione sui blocchi di cemento ha alimentato l’esplosione. Erdoǧan è al potere da dodici anni, è un manipolatore ed è riuscito a cambiare tutto il sistema turco, arrivando al suo scopo: dividere lo stato in diversi gruppi – etnici, religiosi, politici – rendendo i cittadini più aggressivi e mantenendo la tensione sempre alta. In questo modo, per lui, è più semplice controllare un intero stato, senza però prendersi alcuna responsabilità.”

Ad oggi, la società proprietaria della miniera di carbone ha semplicemente chiuso il sito internet lasciando in homepage un semplice comunicato. Niente di più.

La strage dei minatori, il silenzio delle istituzioni turche


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