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La Legge di Stabilità da settimane occupa e preoccupa addetti ai lavori e non: non c’è giorno che passi senza sentirne parlare e soprattutto senza colpi di scena e cambiamenti di programmi. In tutto questo marasma anche noi studenti fuori sede siamo stati investiti dai tormenti legati alla manovra finanziaria. Perché? Innanzitutto per la confusione che ha avvolto questa vicenda. Essa prevedeva misure sul taglio del cuneo fiscale (costo del lavoro per le imprese e aumenti in busta paga per i dipendenti), la riduzione delle tasse sulle attività produttive (IRAP) tramite assunzioni agevolate in azienda (sgravi fiscali) e la rimodulazione dell’imposta IMU. E stava proprio in questo ultimo punto la beffa: l’IMU verrebbe sostituita con l’introduzione di una nuova tassa sugli immobili. La nuova imposta si chiamerà TRISE e, qui stava la beffa, dovrà essere pagata sia dai proprietari che dagli affittuari. Ma colpo di scena: via la TRISE, al suo posto la IUC.

Cos’è questa IUC?

La IUC è l’imposta comunale unica e arriverà dal 2014. Dovrebbe (e qui il condizionale è d’obbligo visti i continui cambiamenti) essere divisa in due componenti, come lo era la TRISE: la prima relativa alla raccolta dei rifiuti, la seconda sui servizi indivisibili. E dovrebbe essere composta da tre anime: l’Imu (imposta municipale) per le abitazioni non dichiarate come principali e non afferenti alla fascia di lusso, più la Tari (la vecchia tassa sui rifiuti) e la Tasi (la nuova imposta sui servizi indivisibili, che verrà pagata da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo unità immobiliari, fabbricati e aree scoperte ed edificabili).

Le reazioni degli studenti

La reazione delle associazioni studentesche alla TRISE era stata tempestiva: nel comunicato diffuso da Link Coordinamento Universitario si denunciava il fatto che la TRISE (ma il discorso può essere esteso anche all’IUC, o a qualunque altra imposta che abbia questa impostazione, a prescindere dalla sigla o dal nome che verrà scelto), colpirà coloro che una casa di proprietà non se la possono permettere e che vivono in affitto: i lavoratori a basso reddito, i precari e, ahinoi!, gli studenti.

Cosa attende a noi studenti?

Tante sigle, poca chiarezza: la nuova tassa IUC, cosa ci aspetta?

Con l’introduzione di un’imposta sui servizi indivisibili, migliaia di studenti fuorisede potrebbero veder aumentare, e non di poco, le spese di affitto delle loro case. Rispetto alla mai nata TRISE, la IUC prevede per la componente dei servizi indivisibili (la TASI per intenderci) una detrazione di 25 euro. Resta però il problema dell’aumento dei costi per coloro i quali devono mantenere una casa in affitto: un problema, quindi, che colpisce anche gli studenti fuori sede. A tal proposito i rappresentanti di Link hanno sottolineato la mancanza, all’interno della legge di stabilità, di un «segnale di una possibile inversione della rotta: non c’è una tassazione maggiorata dello sfitto, si mantiene l’esenzione dalla tassazione per l’invenduto (un vero e proprio regalo ai palazzinari e ai costruttori), non c’è nessun accenno a un intervento del pubblico per garantire a tutti il diritto all’abitare (e a un abitare dignitoso), non c’è un piano di recupero e di riutilizzo sociale dell’immenso patrimonio pubblico e privato in dismissione o abbandonato». Tale situazione, sostengono, potrebbe avere come conseguenza negativa l’aumento degli affitti illeciti: «Il rischio, aggiungono fra le altre cose, è che di fronte alla possibilità di dover pagare una nuova tassa chi oggi è costretto a ricorrere al mercato degli affitti sarà sempre meno incentivato a denunciare situazioni di affitto in nero, in un contesto in cui nuovamente a giovarne sarà chi possiede l’immobile e riscuote l’affitto, alla faccia di tutta la retorica messa in campo in questi anni sulla lotta all’evasione fiscale».

Che ne sarà di noi?

Difficile poter dare una risposta, considerate le continue modifiche a cui è sottoposta la legge. Si potrebbe scomodare Tancredi Falconeri, nipote del Gattopardo, e la sua celebre e lapidaria frase «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Ma forse conviene aspettare gli sviluppi di una questione che si profila ancora molto “instabile”.


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