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Diciamolo: chi non ha mai sentito parlare dell’Irlanda? Porca miseria, esiste una letteratura in materia, un mito; la cultura irlandese ha permeato tutte le culture anglosassoni fuori dall’Isola, in ogni film statunitense che si rispetti c’è sempre un isolano nel mezzo, pronto li con il suo accento e modo di parlare, sempre additato come “delinquentello” o, più semplicemente, contadino!

E non dimentichiamo la parata per San Patrizio (che da noi ha tristemente preso il posto del giorno dell’unità, 17 marzo).

E, più di recente, gli “anni della Tigre Celtica”? All’inizio degli anni ’90 l’Isola sembrava il nuovo Eden! C’era lavoro, si aprivano aziende come si stappano lattine di birra per San Patrizio, tutti assumevano, tutti volevano andare la! Si costruiva, c’era benessere e denaro per tutti! Non sono pochi, infatti, i nostri connazionali che si sono ritrovati a condurre una nuova vita lassù.

Poi il crollo: la bolla di internet scoppiò, l’Isola non fu più una zona a regime fiscale agevolato (anche se un po’ lo è rimasta, data la pressione fiscale molto minore), l’Euro arrivò anche da loro e così la crisi. Decine e decine di palazzi rimasero invenduti, appartamenti e villette mono e bifamiliari rimasero per anni con cartelli “To Let” o “For Sale” appesi fuori, nelle contee a più grande tradizione di immigrazione (come quella di Mayo), i giovani che erano tornati erano in crisi e quelli che non erano partiti lo fecero. Meta? Stati Uniti, ancora una volta, e Australia. Solo poche aziende sopravvissero, e ancora meno rimasero floride fino ai giorni nostri, permettendosi, pur con contratti capestro (ma di questo parlerò un’altra volta, I promise!), di continuare ad assumere personale e tanti giovani provenienti dall’Est e dal Sud Europa.

Lo ammetto, sono stato uno di quelli: non ero mai andato in Irlanda prima di allora, per me fu tutto nuovo! Mi dissi: “almeno saranno meritocratici, e poi la cultura sarà simile agli inglesi!”. Niente di più falso. Qualche consiglio per voi, o futuri laureati.

#1 Se il freddo non ti spaventa…sei dei nostri!

Dublin calling! Or not..?

Avete presente il classico clima inglese, la brughiera nebbiosa e fredda? Ecco, il clima è molto simile, per non dire peggiore. Essendo un’isola geologicamente vecchia, non ha grandi alture in grado di fermare i venti forti e freddi provenienti dall’Oceano Atlantico e dall’Artico quindi, il vento forte è assicurato per una gran parte dell’anno. Cappotti, sciarpe e cappelli sono quasi obbligatori! Vi acclimaterete molto presto però, state tranquilli.

La pioggia poi è un’altra costante: il sole è un’utopia e il tempo è come in alta montagna, cambia in continuazione. Quindi, quella che alle 8 sembra una bella giornata di sole, ma ventosa, si può trasformare in pioggia torrenziale alle 14 rovinando la vostra giornata. Che rimarrà comunque ventosa

#2 Cultura? What is this?

Dublin calling! Or not..?

Ammettiamolo: siamo italici, discendenti di Romani, Etruschi, Greci e molti altri. La cultura ce l’abbiamo nel sangue! Un po’ la nostra scuola, molto improntata sulle nozioni, un po’ quello che ci circonda e, diciamolo, pure la nostra attitudine, ci rende sensibile alla cultura, sia essa la storia, la scultura o una mostra di arte.

E’ logico che, una volta soddisfatti i bisogni primari, l’uomo cerchi soddisfazione per i sensi. Ecco, non se ne trova: Dublino, a parte i musei della Guinnes, del Jameson e pochissimo altro, non ha quasi nulla da offrire. Certo, la cattedrale di San Patrizio è bellissima, così come alcune strade del centro. Ma poi?

E gli abitanti, è bene non parlarne: una mia carissima collega, uscendo con un ragazzo del luogo, dovette LEI insegnare a lui un po’ della cultura celtica. Certo, la capra ci sta sempre nel gruppo, ma anche personalmente posso confermarlo.

#3 Almeno non ho problemi di parcheggio…

Dublin calling! Or not..?

Ah Ah Ah! E qui casca l’asino, caro amico/a: pur essendo una città di 600mila e passa abitanti (poco più di un milione nell’area urbana), Dublino non ha un sistema molto sviluppato di trasporto pubblico. Ci sono due sole linee di tram, che non sono collegate tra loro (LUAS Red and Green), ma hanno comunque il pregio di toccare alcuni dei maggiori centri di attrazione della città (St.Stephen Green, i Docklands, O’Connel Street, etc.), pur dovendo scarpinare mezzo centro città per cambiare linea.

Il DART, la ferrovia urbana, corre solo da nord a sud, e la linea verso ovest non ha un servizio molto sviluppato. Resta l’autobus, la Dublin Bus che, pur avendo una rete molto sviluppata, è gestita, perdonatemi il termine, da scimmie urlatrici: le corse iniziano al più presto alle 5.40 e terminano non più tardi di mezzanotte. A onor del vero, alcune linee hanno un servizio notturno, ma solo venerdì e sabato.

Per l’auto: a parte la guida a sinistra (che non è un ostacolo insormontabile: sfatiamo il mito!), i parcheggi coperti sono cari. Ma almeno, in città, dopo le 19 si parcheggia gratis.

#4 Cibo e bevande

Dublin calling! Or not..?

Qui le cose vanno meglio che altrove: come ogni capitale di uno Stato che si rispetti, Dublino ha una discreta scelta di posti dove poter mangiare in maniera “international”.

Si va dai classici pub, che servono cibo ottimo fino a tardi, ai “grill” in stile USA anni ’50, all’indiano, il kebab, il panino classico negli “off licence” e, ovviamente, quelli nostrani; alcuni hanno dei prezzi allucinanti, ma altri sono abbordabili e gustosi. Chiaramente non si mangia fuori tutti i giorni.

#5 Everyday needs & daily basics

Dublin calling! Or not..?

Non so se è per la crisi o no ma…Lidl ha una marcatissima presenza sul mercato! Quindi, parte del problema spesa è risolto! Certo, non si trova tutto tutto ma, per le cose più particolari rimangono Tesco, Supervalue, Superquinn e Dunnes Stores, i più famosi! Costano un po’ ma se cercate la glassa per i cupcakes, il mascarpone, della mozzarella e della verdura di stagione (e, diciamolo, biologica: in Irlanda tengono molto alle produzioni del territorio), lì ne troverete! Nei paesi più piccoli intorno e in alcune zone della città, alcuni giorni alla settimana ci sono i classici mercati: ne troverete e ne vedrete delle belle! Per i vestiti, a parte le marche conosciute, la classica Penneys (estensione irlandese della più famosa britannica Primark) si rivela sempre “LA soluzione”.

 #6 Ma…che si fa stasera!?

Dublin calling! Or not..?

Questa volta l’asino non casca: i posti ci sono solo che…sono cari! Per l’aperitivo, visto che non  è diffuso come da noi, si paga un po’ e la qualità non è eccellente (quanta ricerca per un Negroni ben fatto 🙁 ), ma per birra e whisky siete a cavallo, così come locali underground. Basta cercare e sperimentare, come al solito.

Ne vale la pena?

Ma alla fine del gioco, quello che conta davvero è: vale davvero la pena tentare la fortuna nell’Isola?

Personalmente, a parte il freddo pinguino, l’ubriachezza molesta e lo spendere molto per quasi tutto, non ho un cattivo ricordo. Ma ricordiamoci: bisogna sempre de-mitizzare le cose. Ho visto molte persone, per lavoro, venire in Irlanda gasate e felici. Ovvio, si è in vacanza, quindi si parte, ci si ubriaca, chissenefrega del freddo tanto tra pochi giorni si torna ai soliti 40 gradi etc. etc. etc. Ma vivere è ben altro. Un’altra cultura e lingua, con usi e costumi che possono sorprenderci, in positivo e negativo.

Io non vi tornerei, e questo consiglio, caro/a amico/a, lo do anche a te. Ma se hai deciso di non ascoltarmi e di partire lo stesso…fai bene! Bisogna sempre sperimentare.


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