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Lo scorso 7 febbraio avevo già parlato del servizio mensa di Pesaro. Si trattava di un articolo guida, scritto precedentemente alla data di uscita, come vademecum per chi ha intenzione di intraprendere la carriera universitaria a Pesaro e voglia informarsi sui servizi offerti dall’Ente regionale per il diritto allo studio universitario di Pesaro e Urbino.

Già durante febbraio, però, iniziava a incrinarsi la qualità del servizio percepita dagli studenti. Alcune note di scontento scritte su Facebook si sono trasformate in lamentele formali scritte dagli studenti di Pesaro e rivolte a ERSU Urbino.

Tutto era iniziato bene, ma gradualmente la qualità del servizio, stando a quanto riportato e sottoscritto dagli studenti (me incluso), è andata scemando.

QUALITÀ E QUANTITÀ DEL CIBO

A differenza delle altre mense gestite a Urbino da ERSU, il servizio mensa del Castiglione «non garantisce la presenza di contorni, offendendo palesemente l’intelligenza degli utenti borsisti in quanto, contemporaneamente, gli stessi alimenti vengono ai clienti paganti».

Detto in soldoni, ti dicono che le verdure o le patate sono finite, mentre ai clienti, in un’altra sala visibile agli studenti, continuano a essere servite.

Inoltre non poche volte può capitare che venga servito melone e prosciutto come secondo (ah, non era un antipasto?) o porzioni da merenda pomeridiana. E la parte interessante di tutto ciò sta nel fatto che, queste mini-porzioni vengano fatte pagare all’ERSU tanto quanto un pasto completo. Ogni “strisciata” di tessera costa €10, e solo una minima parte di questa cifra ritorna nelle casse dell’ERSU.

ANCHE LO STUDENTE (INDIRETTAMENTE) PAGA

Gli studenti borsisti non tirano fuori un centesimo dalle loro tasche, ma questo perché sono BENEFICIARI di una borsa di studio offerta in servizi. È l’ERSU che PAGA per loro.

Gli studenti sono dunque dei clienti paganti (indirettamente). La transazione avviene eccome! Ma dagli studenti viene detto che «sono costretti a lunghe attese quando il locale ospita clienti paganti. È stato riscontrato, in casi estremi, la modifica dell’orario di erogazione del servizio per insufficienza di posti, con assoluta noncuranza, da parte del gestore, del tempo a disposizione degli studenti per la pausa pranzo, inserita in un orario didattico».

In soldoni, gli studenti hanno la sensazione di non ricevere un servizio. «È come se il ristorante ci facesse un favore».

RIMPROVERI RECIPROCI

In una nota girata su Facebook si leggeva che «gli studenti di Pesaro non sono figli di un dio minore» e si chiedeva all’ente di scegliere un servizio pari o molto simile a quello erogato a Urbino.

Viene detto ancora: «Si sono verificati altri episodi denigranti e discriminatori nei confronti degli studenti. Il gestore ha anche rimproverato l’abbigliamento di alcuni utenti borsisti, obiettivamente non lesivo del buon costume e del decoro pubblico, in quanto, secondo la sua opinione, inadatti a essere mostrati ai clienti paganti presenti in quel momento».

LO STUDENTE NECESSITA DI UN SERVIZIO ADEGUATO

Quello che emerge, dal documento sottoscritto da una delegazione di studenti borsisti e dalle loro parole, è che gli studenti non usufruiscono della stessa accuratezza del servizio offerto ai clienti.

Non si tratta di pretendere lo stesso cibo preparato per i clienti, ma semplicemente tutto quello che è previsto dalla convenzione stipulata tra il ristorante e l’ERSU. E di pretendere rispetto. Rispetto per gli studenti e ancor prima per le loro famiglie che non possono mantenere i loro studi lontani da casa e che necessitano di tali agevolazioni.

Nel frattempo gli studenti attendono risposte da ERSU Urbino riguardo a modifiche o correzioni del servizio.

Servizio che diventa agevolazione nel momento in cui non intacchi la loro salute e la loro dignità.


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